18 Aprile 2024

VENTOTENE e SANTO STEFANO
Porta d'Europa, Isola della Pace - Città della Cultura 2019 della Regione Lazio

il Comune dell'Anno Memorabile - Insignito nel 2019 del Diploma d'Europa

Medaglia d'argento al valor civile

Marchio del Patrimonio Europeo 2021

La vita dei Confinati

Informazioni di sintesi

I Confinati politici a Ventotene avevano uno spazio di movimento limitato al centro storico. Dormivano nei casermoni posti dove ora sorge il campo sportivo e il centro polivalente.
Mangiavano in mense organizzate per appartenenza politica.
Frequentavano la biblioteca posta dove ora c'è l'ufficio postale.
Andavano alla spiaggia in ore definite.
Alcuni lavoravano in piccole botteghe artigianali
Alcuni avevano assegnato uno spazio agricolo per la coltivazione e l'allevamento.
Si attendeva l'arrivo della nave che portava altre persone da confinare e i generi alimentari.

Oggi i principali locali utilizzati all'epoca sono segnati da una targhetta in maiolica. Il resto è in via di accumulazione presso l'Archivio storico posto all'interno del Centro polivalente.

La vita dei Confinati


I principali luoghi dove dormivano, mangiavano e lavoravano i Confinati sono segnati da delle targhette di maiolica . Si individuano facilmente girando per il centro storico. Ne riportiamo alcune.
Dalla descrizione fatta da Alberto Jacometti, riportata nel libro della Filomena Gargiulo, i confinati facevano una passeggiata che partiva dai casermoni, passava da Via Muraglione, saliva per Via degli Ulivi, ridiscendeva per Via Iacono, arrivava a Piazza Castello, da qui si scendeva per via Roma per raggiungere piazza Chiesa e poi risalire per via dei Granili per ritornare ai Casermoni. Lungo questo percorso si incontrava il forno, il pollaio, la posta, il farmacista, la biblioteca, i negozi e le numerose mense. La Gargiulo scrive: "oltre a quella mista che era assegnata dalla Direzione, vi erano le mense dei comunisti, le più numerose sette-otto, quella dei socialisti, quella degli anarchici, quella dei giellisti, quella dei federalisti; anche i manciurani avevano la loro mensa, molti però preferivano prepararsi i pasti autonomamente. C'era anche la mensa degli ammalati alla quale la generosità dei compagni faceva pervenire latte e uova fresche."


Filomena Gargiulo racconta come i confinati comunicavano con l'esterno

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